Difficilmente, nella nostra epoca, avremmo mai pensato di vivere una situazione simile a quella raccontataci dai nostri nonni quando ci parlavano della febbre spagnola o del colera… A volte ci sarà pure sfuggito qualche sbuffo di noia a sentirli raccontare quelle tragedie, talmente le vedevamo lontane e non riproponibili ai giorni nostri.

Tuttavia è accaduto. E saremo noi della generazione “matura” a raccontare ai nostri piccoli nipoti di quando c’era il Coronavirus. Come i nonni facevano con noi. La storia è una maestra che si ripete sempre.

Questa pandemia ha stravolto le nostre vite, cambiato le nostre abitudini nei primi mesi di questo infausto 2020. Siamo stati bravi, ce lo hanno riconosciuto in tutto il mondo, rispettando le regole che ci venivano dettate. Poi però, durante i mesi estivi, come il 25 Aprile in cui festeggiamo la Liberazione, ci siamo scatenati in varie realtà pensando che ormai il peggio era passato. E abbiamo considerato uccellacci del malaugurio coloro che parlavano di seconda ondata in autunno.

Seconda ondata che non solo è arrivata, ma si è presentata con molta più aggressività della prima. Ora siamo nel mezzo del caos: tra chi invoca la chiusura totale di tutta l’Italia (ad esempio l’Ordine dei Medici, una voce quindi più che autorevole) a chi minimizza il rischio del contagio e pretende che le attività commerciali non chiudano scandendo il loro motto: se non moriamo per il virus, moriremo di fame.

E qui non si può fare a meno di parlare dell’azione che chi ci governa sta compiendo. E’ difficile, lo riconosciamo, gestire una nazione in simili emergenze drammatiche. Ma è anche vero che, specie in questa seconda ondata, il caos regna più che mai sovrano: si ha l’impressione che si corra a mettere toppe provvisorie per non scontentare questa o quella Regione, questa o quella categoria lavorativa. Si parla di aiuti (non vi lasceremo soli… quanto suona a campana fessa questa frase trita e ritrita… sentita anche per il terremoto de l’Aquila, anno di grazia 2009, ricostruzione ancora fantasma ) ma non c’è nulla di certo e concreto se piazze intere continuano a manifestare il disagio sociale. E speriamo rimanga solo una protesta perché dal protestare a passare ad azioni più violente, con la rabbia repressa è un attimo.

Mentre migliaia di famiglie italiane non sanno come faranno a mettere il cibo in tavola, la comunicazione confusa e contorta di questi giorni sta creando un altro virus: quello del panico, dell’ansia e della angoscia.

E se l’ansia dell’incertezza dentro casa, chiusi dentro quattro mura, può causare tragedie di cui troppo spesso sentiamo parlare, ben più grande è quello che si sta scatenando negli ospedali in cui medici e operatori sanitari non devono combattere solo i sintomi del covid, ma tenere anche a bada gli assalti ai pronto soccorso, i centralini impazziti, la mancanza di personale medico adeguato. I medici devono poter assolvere al loro compito o fare gli psicologi e i centralinisti? Qualcuno pensa allo stremo in cui sono ridotti i medici per una comunicazione globale mal gestita? Sicuramente no.

Noi gente comune, avremo pure fatto le cicale quest’estate cantando scioccamente, ma è pur vero che chi è preposto a governarci, visto che vengono pagati per questo, di certo non hanno pensato a fare le formiche laboriose per garantirci un autunno, benché complesso, almeno gestito in maniera responsabile e consapevole.

Responsabile Comunicazione FEDERODONTOTECNICA
Mafalda Bruno