Il Sarto

Quando ero bambino e vivevo al paese era comune a tutti noi recarsi dal sarto per farsi confezionare “l’abito della domenica” nel mio caso il sarto in questione veniva soprannominato al Ginu al Sart,

questo artigiano confezionava vestiti a clienti di tutte le età, i tessuti che proponeva erano rigorosamente prodotti nel distretto di Biella, tessuti di gran pregio, diverse trame e colori, ci si doveva recare più volte presso il suo laboratorio di sartoria per le varie prove, e lui armato di gessetto spilli e bindela (striscia morbida che fungeva da metro) provvedeva a confezionare “su misura” gli abiti.

Questi abiti per gli adulti duravano una vita, per noi piccoli sino a quando, crescendo, non  si “accorciavano”troppo.

Con il passare degli anni questa figura che associava artigianalità, passione e conoscenza è andata a mano a mano scomparendo.

Il motivo lo conosciamo tutti, grandi produttori divenuti poi colossi a livello internazionale,hanno iniziato a confezionare abiti, camicie ed accessori vari, secondo criteri industriali, prima in Patria poi mediante la delocalizzazione dei siti produttivi in paesi terzi allo scopo di massimizzare i profitti ed essere competitivi sui prezzi di vendita. Il risultato di questo processo ha fatto si che il nostro Ginu si è ritrovato a tirare avanti fino alla pensione.

Dopo di lui al paese non c’è stato più un sarto.

Certo i sarti artigiani in Italia non sono del tutto scomparsi, in ogni grande città ne possiamo ancora trovare, ma il frutto della loro arte e conoscenza oggi viene offerto ad un prezzo che non tutti i comuni mortali si possono permettere.

L’odontotecnico

L’odontotecnico in quanto artigiano è stata una figura fondamentale nel settore dentale a partire dagli anni ’80, tutti noi Boomers abbiamo partecipato a questa primavera nel nostro lavoro, nuovi materiali ed attrezzature, perfezionamento di quello esistente, intenso aggiornamento culturale grazie alle varie associazioni, ecc.

Siamo diventati veramente bravi nel nostro lavoro, come il mio sarto “ Ginu” eravamo orgogliosi di offrire le nostre capacità al cliente di turno. Tutto sembrava essere perpetuo, arrivarono le tecnologie digitali ma non scalfirono per niente la sicurezza che noi potessimo essere migliori delle macchine, si ci siamo un po’ alleati con esse, ma solo per lo stretto necessario, con un pò di puzza sotto il naso, e snobismo, pensando che il lavoro manuale fosse comunque ineludibile.

Nonostante ciò il processo di standardizzazione ed industrializzazione del manufatto dentale è comunque andato avanti fino ad oggi. Già oggi……dopo quasi tre mesi di stop alle nostre attività per colpa di un virus,forse…. ,siamo qui a chiederci come ripartire, ma ho la percezione che molti di noi, pur non dichiarandolo, pensano di ricominciare tutto come prima;  lo studio dentistico chiama dicendo che ci sono impronte da ritirare, si contano le corone da eseguire, le protesi totali da assemblare, e ci si dice :-bene! per questo mese i conti quadreranno-.Va bene, ma per quanto tempo ancora potremo fidarci di previsioni a breve periodo? Durante il lockdown abbiamo constatato quanto la realtà artigianale ai giorni nostri sia molto fragile dal punto di vista imprenditoriale, al contrario in molte aree del mondo, aziende odontotecniche si sono invece già industrializzate, la testimonianza che voglio portare al dibattito riguarda l’esperienza che sto vivendo ormai da diversi anni fuori dai patrii confini e precisamente in Ungheria.

L’Ungheria è stata la prima nazione del continente a creare un progetto di odontoiatria atto a stimolare la domanda di cure da parte di pazienti stranieri (il turismo dentale).I primi pazienti ad accogliere questo tipo di offerta furono gli Austriaci, ma la grande rivoluzione avviene dal 2000 in poi con l’avvento dei vettori aerei low cost, negli ultimi anni è stato un moltiplicarsi di nuove cliniche le quali assorbono centinaia di pazienti ogni settimana da tutta Europa. Da qui l’esigenza di avere come partners laboratori odontotecnici di medio grandi dimensioni. Aggiungiamo il notevole flusso di fondi comunitari  verso i paesi dell’Est, per finanziare l’innovazione tecnologica e questo paese è diventato altamente competitivo negli anni sia dal punto di vista qualitativo sia per quanto riguarda l’innovazione tecnologica.

La realtà produttiva di cui faccio parte permette grazie alla struttura dotata di un buon supporto tecnologico e ormai collaudata sotto il profilo produttivo, di poter fornire clienti oltre confine, es. Germania, Austria, Norvegia, siamo all’inizio ma con lo sviluppo delle ultime tecnologie digitali  (scanners orali, riproduzione digitale del colore ecc.) possiamo guardare con ottimismo il futuro.

In questi anni in Ungheria ho potuto valutare che noi italiani siamo mediamente più preparati, ma non siamo stati capaci a differenza di altri di fare “SISTEMA” e l’avvento della tecnologia ha fatto diminuire fino ad annullarlo il vantaggio che avevamo acquisito. Ancora oggi in molti di noi c’è la certezza che bastano 4/5 clienti nel raggio di 20 km dai nostri laboratori per poter fare impresa, forse in Italia può bastare così, ma ciò che constato da un osservatorio differente, è un trend del mercato che sta andando in direzione diametralmente opposta.  Non sta me giudicare ma posso  affermare che in futuro di Sig. Ginu  ne rimarranno molto pochi. Io penso che gli odontotecnici italiani possono avere ancora un futuro a patto di iniziare da subito un processo di ristrutturazione del comparto, pensando e magari copiando da realtà già in essere, di organizzare una filiera di qualità ed esportare i nostri prodotti in altri mercati.

Noi italiani l’abbiamo fatto per altri settori merceologici perchè mai non con i “denti”?

Ce la possiamo ancora fare ma occorre trovare nel post pandemia la giusta energia ed il coraggio di evolvere.

Odt. Massimo Baldin